“Quando fu buio con altri
tre o quattro compagni ci
avvicinammo alla recinzione
verso S. Michele in Bosco,
in un punto dal quale si
era assentata la sentinella
tedesca. C’era un buco nella
recinzione che era stato
chiuso con dei sacchi di
sabbia. Abbiamo rimosso
velocemente i sacchi e siamo
fuggiti.”
FIORINO FIORINI
ADDETTO AL VETTOVAGLIAMENTO
DEI PRIGIONIERI DI CASERME ROSSE
NEL PERIODO FRA IL MARZO
ED IL SETTEMBRE 1944
“La paura di essere eliminato
mi mise coraggio, attesi
il momento propizio per la
fuga. Una notte buia senza
luna quando trovai la porta
incustodita, fuggii con uno
studente di Rovigo, figlio
di un ferroviere, magro
come un chiodo, che solo a
vederlo chiamava cibo per
sé. Era talmente magro che
noi gli dicevamo: Ti si fa la
radiografia con un fiammifero!”
ROMEO ARBIZZANI, RASTRELLATO
NEL NOVEMBRE 1944
“Nella notte alcuni
prigionieri si resero conto
che si poteva tentare la fuga
aggrappandosi ad una grondaia
che scendeva a fianco di una
finestra. Al mattino verso le
5 i tedeschi si avvidero,
con la poca luce che c’era,
dei fuggitivi. Iniziarono a
sparare.”
RINO BONORA, PARTIGIANO
“Durante il tragitto 4 miei
compagni di sventura che
tentavano di fuggire vennero
immediatamente fucilati,
rendendo così chiaro che ogni
tentativo di fuga poteva
costare la vita.”
VITTORIO MASETTI, PARTIGIANO
“Ogni tanto torno a Bologna. Giro le sue
vecchie strade, rivivo così tanti momenti
commoventi, entro nel bar che ti offriva il
caffè e latte, monto le scale della Nina, una
vecchia infermiera che aveva ogni giorno degli
invitati toscani, mi soffermo in meditazione
in quella chiesa che fu il mio primo rifugio
dopo la fuga, sfioro con la mano il portone di
Via Volto Santo 1 dove per mesi cento lucchesi
furono accolti e protetti. Passo più volte di
fronte alle Scuole Manzolini in Via S. Isaia
e mi sembra rivedere i volti dei compagni e
degli amici di allora. Poi infine nella grande
piazza del Comune verso una lacrima di fronte a
quel muro dove tanti ragazzi furono fucilati.
Assorto e commosso ascolto il frastuono del
traffico della grande città e lo confondo con
quello che trent’anni fa esplose in quella
piazza, quando tutti insieme ci trovammo a
gridare la gioia della liberazione.
Faccio «il pieno» di sentimenti e ritorno più
buono, più disponibile.
Per tutto questo, a mio nome da parte delle
migliaia di rifugiati toscani, voglio dire
ancora una volta: «Grazie Bologna»”
SERGIO MARIANI, RASTRELLATO E PARTIGIANO DEL NUCLEO
“I LUPI DI TOSCANA”
Quando era buio
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